domenica 25 marzo 2012

Racconto: La vasca

Una breve spiegazione: questo raccontino è stato scritto l'anno scorso per un concorso di racconti fantastici chiamato Trofeo Rill.
Mi è piaciuto molto dargli forma e vita, sia per l'idea centrale del viaggio nel tempo sia per il tentativo (finora unico, per quanto riguarda me) di velocizzare la narrazione utilizzando frasi sempre più brevi e alla fine addirittura parole singole.
Spero vi piaccia! fatemi sapere cosa ne pensate!!
Tutti conoscevano la vasca di Villa Masca, la villa che si trovava in cima alla collina nascosta dalla vegetazione.

Claudia giocherellava con una matita, mentre osservava attraverso la finestra la collina di Villa Masca.
“Allora sei riuscita a scrivere il pezzo, o no?” le chiese Giulia, una delle colleghe della redazione.
“No, sono piantata. Devo vederla Giu! Devo entraci dentro e provarla. Devo sapere se è vero!” rispose Claudia portandosi una ciocca biondo scuro dietro l'orecchio.
“Chiedi il permesso alla caporedattrice di fare un'inchiesta sul campo. Lei però ti aveva chiesto solo una panoramica storica sulla villa per la rubrica Storie di casa nostra. ”
“E' vero, ma... non si può parlare della storia della villa senza citare la vasca e la sua leggenda. Sarebbe come parlare di un castello senza il suo  fantasma. Sarebbe quel pizzico di pepe in più che renderebbe l'articolo ancora più interessante.” Claudia si alzò dalla sua postazione. “Vado dalla Rossi!”
“Non ti darà mai il permesso…” scosse la testa Giulia.
“Le strapperò un si anche a costo di vendermi un rene!” replicò Claudia convinta che le sue argomentazioni sarebbero state avallate dalla caporedattrice.
Si diresse all'ufficio della Rossi. Bussò.
“Avanti.” le rispose la voce all'interno
“Caporedattrice, posso parlarle un momento.”
“Si, ma fai in fretta. Ho giusto un paio di minuti.” rispose la Rossi.
La donna, che non dimostrava più di 47 anni, aveva un aspetto severo: i capelli sempre acconciati in uno chignon ordinato, gli occhiali leggermente cadenti sul naso, camicette inamidate sotto golfini di ogni colore con scollo a V, gonne a tubino rigorosamente sotto il ginocchio e, a completare il look, decolté  e borsetta dello stesso colore del golfino.
“Volevo chiederle il permesso di prendere un appuntamento per visitare  Villa Masca. Vorrei approfondire il mio pezzo sulla storia della villa con le sensazioni che si possono avere sono andando lì ed entrando fisicamente nelle sue bellissime stanze.”
“Il fatto che ci sia la vasca non c'entra niente?”
“Beh, potrebbe capitare l'occasione di sperimentare di persona se quello che si dice su di essa è vero. Inoltre potrei arricchire il pezzo con quella nota di mistero che non guasta mai. Sono sicura che diventerebbe l'articolo più letto del giornale!”
La Rossi la osservò attraverso gli occhiali quadrati, in silenzio.
“Assolutamente no.” rispose in tono definitivo, “puoi andare.” ritornò a dare attenzione ai fogli che stava leggendo.
Claudia era esterrefatta. Era sicura che le sue argomentazioni sarebbero state accettate con entusiasmo.
“Ma, caporedattrice... credevo che l'idea di rendere il mio articolo più accattivante le sarebbe piaciuta.”
“Io non ho il compito di coordinare un giornale di gossip, ma un giornale che parla di cultura, storia, viaggi, scienza. Non intendo far scrivere ai miei giornalisti pezzi accattivanti. Non è la linea del giornale e io intendo rispettare e far rispettare  il taglio che ha da venticinque anni.”
“Ma non sarebbe uno stravolgimento dello stile del giornale, sarebbe solo raccontare un aneddoto che riguarda la villa e che potrebbe interessare ai lettori. In fondo la conoscono tutti la leggenda della vasca con poteri paranormali!”
“E io ti ribadisco il mio no, Claudia. Ora, se vuoi essere così gentile da andare.”
“Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il Direttore…” la sfidò Claudia
“Il Direttore è in riunione. In ogni caso sarebbe d'accordo con me. Appoggiamo in pieno la linea della sobrietà. E' tutto.”
Claudia uscì stizzita dall'ufficio.
Era furiosa. Come poteva la Rossi non capire l'importanza di scoprire un così ghiotto mistero?
Tornò alla sua postazione.
“Ti è andata male, eh?” fece capolino Giulia da dietro lo schermo del suo PC, di fronte a quello di Claudia.
“Sappi che non mi darò per vinta.”
“E' inutile, alla Rossi non piacciono gli scoop e il Direttore la appoggia in pieno. Sei fregata.”
“Non ne sarei così sicura. Non mi serve il suo permesso per approfondire la conoscenza  sulla villa. Oh, è già ora per la pausa pranzo.”
“Claudia! Cosa hai intenzione di fare??”
Claudia afferrò la sua borsetta e indossò la giacca corta di jeans.
“Vado a pranzo. A dopo!”
“Claudia!” Giulia non riuscì a fermarla. La vide scomparire dietro la porta dell'ufficio verso l'esterno.

Andò veramente a mangiare qualcosa. Si fermo nel primo bar che incontrò sulla strada e prese un panino vegetariano con una Coca-Cola.
Era di nuovo sulla strada principale. Il caldo primaverile era piacevole, ma non eccessivo.
Di tanto in tanto soffiava una leggera brezza. Il giacchino, sopra la maglia bianca a maniche lunghe e ai jeans era più che sufficiente. Inoltre aveva un foulard verde chiaro che le riparava la gola, suo punto debole.
Claudia stava riflettendo: come entrare nella villa e provare la vasca? Il custode l'avrebbe fatta entrare? Che storia credibile inventare per ottenere il suo scopo?
Tutte queste domande la tediavano.
Non si era accorta che era arrivata al bivio per salire verso la villa.
La via che portava alla villa si fece sterrata circa a metà del percorso.
Claudia continuò a salire finché, non scorse nascosto da edera e alberi dalla chioma rigogliosa il cancello d'ingresso.
Le fu difficoltoso trovare il punto d'entrata. Il verde copriva praticamente tutto il perimetro della villa.
Finalmente trovò l'ingresso.
Provò a spingere.
Esso si aprì.
Sorpresa, Claudia colse immediatamente l'occasione per oltrepassare il cancello e dirigersi alla porta d'ingresso della villa .
Vista da fuori, essa era molto più grande di quello che si aspettava.
La facciata aveva uno stile indefinibile. Parti della costruzione originale, risalivano al XV secolo, ne erano rimasti dei brandelli qua e là, miscelati con le ricostruzioni seguenti. Tra guerre, cambi di proprietà, calamità naturali, la villa aveva subito innumerevoli modifiche col risultato che non era possibile dire di che epoca fosse.
Aveva in se tutto e niente.
Suonò il campanello  e  attese.
Con suo sommo stupore le vennero ad aprire subito.
Claudia si trovò di fronte una giovane donna bionda con grandi occhi azzurri che poteva avere al massimo quarantadue- quarantatré anni.
Non era molto alta. Aveva la pelle chiarissima che risaltava rispetto all'abito aderente nero dal design anni 50 che indossava.
“Posso aiutarla?” chiese la donna con una voce flebile
“Buongiorno. Mi chiamo Claudia Rinaldi. Sono una giornalista del mensile Conoscere. Nel numero che stiamo preparando, sto scrivendo un articolo sulla storia di Villa Masca. Ho il piacere di parlare con la proprietaria?”
“Sono  Gioanna, la custode.” rispose porgendole la mano.
Claudia ricambiò il saluto.
“Io ho provato a cercare il numero sull'elenco telefonico per chiedere un appuntamento, ma
non l'ho trovato.” mentì
“Non c'è. La villa non dispone di telefono né connessione internet.”
“E se ha bisogno di fare o ricevere una comunicazione urgente?” si meravigliò Claudia.
“Telegrammi postali. I proprietari sono molto all'antica.”
“Oh… capisco. Comunque, per completare il mio pezzo al meglio avrei bisogno di visitare la villa. Posso chiederle quando posso venire, senza arrecare disturbo?”
“Per me può visitarla anche subito, se ha tempo. Non c'è nessun altro oltre me”
Gioanna si fece da parte per farla entrare.
“Posso offrirle un caffè?”
“Molto gentile, ma l'ho appena preso, grazie.”
Claudia rovistò nella borsetta ed estrasse un taccuino ed una penna. Ne aveva sempre una coppia di riserva nella borsetta, per qualunque esigenza professionale.
“Posso farle qualche domanda?”
“Riguardo il mio lavoro alla villa?”
“Si, certo.”
“In questo caso si.”
“E' da molto che lavora qui?”
“No, non molto. Da quando è mancato mio marito due anni e mezzo fa circa. All'epoca non abitavo qui. Mi sono trasferita in questo piccolo paese per dimenticare. Cercai lavoro e alla fine venni contattata dai proprietari della villa per fare la custode. Accettai, mi sembrò un lavoro adatto... per come mi sentivo... e mi sento tutt'ora...”
“Mi dispiace per suo marito.” disse Claudia, con gli occhi leggermente lucidi.
“La ringrazio.” rispose la donna, sospirando di afflizione.
“Se intanto vuole seguirmi, le faccio visitare la villa, mentre mi intervista.”
Claudia annuì.
La custode la condusse lungo lo stretto e mal illuminato corridoio d'ingresso.
“La villa è strutturata su 3 piani.” le spiegò mentre andavano “il piano terra è quello che si apre una volta finito questo corridoio, poi c'è il primo piano e salendo ancora il secondo piano o mansarda. Per accedere ai piani alti ci sono delle scale interne.”
“Aveva mai sentito parlare di Villa Masca prima di venirci a lavorare?”
“No, dopo la morte di mio marito avevo solo voglia di andarmene. Ho saputo per caso che cercavano una persona per custodire la villa. Ho accettato subito. Lo stipendio non è alto, ma ho vitto e alloggio incluso nell'accordo. Mi piace vivere qui. E' diventato il mio piccolo grande rifugio.”
Gioanna e Claudia raggiunsero il piano terra dove erano situate la cucina, la camera della stessa Gioanna e il salotto grande.
Lo spazio all'interno, come quello esterno, era grande. Pareva dilatato, anche perché il mobilio era ridotto all'essenziale e tutto era tenuto pulito e in ordine.
“Questi mobili sembrano antichi.” notò Claudia, adocchiando una specchiera in legno di noce dal design tipico degli inizi del '900.
“Si sono tutti relativamente antichi. Dalla fine dell'ottocento alla prima metà del '900. Non può immaginare com'è difficile mantenerli al riparo dell'usura del tempo.”
“Ci credo...”
“Un giorno sì e uno no devo passare una cera specifica e controllare che non ci siano tarli nel legno. Ah, poi c' è una specie di vasca da bagno abbandonata nel sottotetto al secondo piano. Deve essere l'oggetto più vecchio della casa. E' piuttosto piccola e la base è più stretta rispetto al bordo. A parte un'ulteriore stanza da letto. E' l'unica cosa che si trova a quel piano”
Claudia si illuminò. Sicuramente quella era la vasca che andava cercando.
“Posso vederla? Mi interessano molto gli arredi antichi della villa.”
“Certo. Da questa parte.” Gioanna le fece strada attraverso il salotto, aprì un'altra porta e dopo aver percorso un ulteriore corridoio di collegamento, trovarono le scale e cominciarono a salire.
Esse erano di legno e cigolavano in modo inquietante ad ogni passo.
Claudia veniva percorsa da un brivido freddo lungo la schiena ogni volta che sentiva quel fastidiosissimo gnic allo spostamento del peso da una gamba all'altra.
Dopo aver salito due serie di gradini, raggiunsero la mansarda.
Gioanna le indicò la camera da letto, mai usata e nell'altro ampio spazio separato solo da un muro aperto c'era la famosa vasca.
Claudia seguì  la custode all'interno della stanza.
“Ecco, questa è quella specie di vasca che le dicevo. Dev'essere puramente ornamentale, perché non credo che sia né comoda né utilizzabile. Poi piazzata qui, proprio in mezzo ad una stanza vuota... oltretutto ora che la guardo bene non è nemmeno posizionata dritta, ma è leggermente obliqua...”
Claudia sentiva a strappi la voce della donna. La sua concentrazione era completamente rapita da quell'oggetto smaltato bianco che troneggiava lì davanti a lei.
“Le dispiace se rimango qualche minuto da sola qui a prendere appunti? Ho bisogno di segnarmi le sensazioni estemporanee che sto provando. Posso?”
Gioanna rimase un momento perplesso rispetto alla richiesta
“Non... credo che ci siano problemi... se deve scrivere... quando ha finito può raggiungermi di sotto, al primo piano. Finisco il lavoro che stavo facendo prima del suo arrivo.”
“E' davvero gentile Gioanna.”
“Aspetto il suo ritorno di sotto, allora.”
“Si, grazie.”
Ancora perplessa, Gioanna sorrise nervosamente ed uscì.
Claudia rimase in ascolto dei passi che scendevano le scale di legno. Si avvicinò alla vasca solo quando il cigolio cessò per un tempo sufficientemente lungo.
Per prima cosa la osservò, la sfiorò con la punta delle dita.
L'aspetto era banale. Era quello di un semplice vecchio arredo di ceramica smaltata, spolverato ogni tanto, abbandonato in un luogo della casa in cui si accedeva di rado.
Ma Claudia sapeva che non era così.
Sapeva che la vasca era speciale.
E c'era solo un modo per dimostrarlo.
Appoggiò le mani sui bordi, verificò la solidità della vasca e poi vi si calò all'interno.
I piedi erano l'unica parte del corpo che non entrava, poteva scegliere di rannicchiarsi, ma decise di restare distesa.
Chiuse gli occhi, pensando che di lì a poco le venisse rivelato il nirvana o qualcosa del genere.
Il silenzio intorno a lei era pressoché totale. Nessun rumore veniva dal resto della casa. Nessuna forma di vita sembrava abitare più lì.
Claudia attese ancora.
Nulla di particolare sembrava accadere.
Aprì gli occhi. Si ritrovò sempre nel sottotetto della villa.
Si scoprì delusa. Allora tutto quello che si diceva sul di essa era una bufala?? pensò sconsolata.
Claudia si infervorò. Non poteva aver sbagliato! Non sulla vasca. Era troppo convinta che essa avesse il potere.
Decise di fare un altro tentativo
Richiuse gli occhi e si abbandonò all'interno della vasca.
Restò in  attesa. Di qualunque cosa.
Il tempo sembrò non passare mai.  A Claudia ciondolò la testa e alla fine si addormentò.
Il corpo le scivolò sempre più dentro la vasca, finché non sentì la testa bagnarsi e finire sott'acqua.
Spaventata, Claudia aprì gli occhi e si ritrovò a galleggiare in un mare trasparente dai riflessi dorati.
Intorno a lei il nulla.
Rimase un momento spaesata. Sulla pelle sentiva il passaggio dell'acqua, ma se si toccava era perfettamente asciutta. Strano.
Decise di abbandonare la posizione supina con cui stava galleggiando e di prendere in mano la situazione nuotando in avanti, per scoprire dove il mare l'avrebbe portata.
All'inizio le sembro di restare immobile. Le bracciate sembravano non avere nessun effetto motorio, i capelli si spandevano sterili nel mare dorato.
Claudia tentò di usare più forza, ma si stancò presto e smise di muovere le braccia.
Fu in quel momento che si accorse che si stava muovendo.
Era l'impalpabile mare dorato che si muoveva. E lei con lui.
Improvvisamente si materializzarono immagini tremolanti intorno a lei, davanti a lei.
All'inizio vide mare, tanto mare; un mare blu, ancora più blu di quello che aveva visto nella sua vita quando andava in vacanza con le amiche o col fidanzato. All'interno di questo mare, profondamente blu, c'erano degli esseri viventi. Minuscoli, trasparenti, impalpabili come fantasmi, strani quanto si possa immaginare. I minuscoli esseri venivano mangiati da    essere un po' più grandi; e questi da pesci più grandi; e questi da pesci ancora più grandi.
L'immagine cominciò a mutare comparì davanti ai suoi occhi vegetazione enorme e sconfinata, alberi e piante che non aveva mai visto. Poi un suono, un lontano verso, che si avvicinava e un brontosauro che passava e si fermava a brucare una grossa foglia.  Vide librarsi in volo uno pterodattilo e correre, improvvisamente, diversi dinosauri inseguiti da un tirannosauro.
L'immagine mutò ancora ed enormi distese di ghiaccio si pararono di fronte ai suoi occhi. Niente più verde, quasi niente vita. Solo qualche mammifero che riusciva a procacciarsi furbescamente il mangiare.
Di nuovo l'immagine girò e Claudia vide degli uomini vestiti di pelle che scaldavano carne sulla fiamma viva. Vide bambini correre attorno al fuoco, in mezzo agli adulti e donne intente a lavorare la pelle di un animale per farne una coperta o un indumento.
Poi, improvvisamente, gli uomini diventarono più belli, vestiti di lino bianco, meno pelosi; il fuoco era sparito ed al suo posto sabbie e piramidi in costruzione sovrastavano il panorama con la loro imponenza. C'erano donne che offrivano acqua fresca a coloro che la stavano costruendo e un faraone dalla corona imponente passare sul proprio carro ad osservare i lavori, con i sudditi che si inchinavano al suo passaggio.
Poi il faraone divenne un barbuto e riccioluto filosofo, abbigliato con una lunga tunica, che faceva lezione ad un manipolo di giovani, arsi dal desiderio di imparare. Sullo sfondo l'acropoli di Atene e il tempio di Efesto.
Il filosofò mutò ben presto in un  legionario che urlava insieme agli altri per incitarsi alla battaglia. Due eserciti contrapposti si scontrarono facendo scintillare le armature e stridere le lame delle spade.
All'improvviso scese il buio della notte, che tornò ad essere giorno per mostrare a Claudia  gente imbruttita rispetto a quelle che aveva visto in precedenza; molti disgraziati abbandonati lungo una via stretta, buia e sporca attendevano mollemente il passaggio di una nobildonna, dal lungo abito di velluto blu e un cappello velato in testa, che distribuiva una moneta a tutti.
Poi musica allegra e voci squillanti all'interno si un castello le risuonarono nelle orecchie e vide nobili prendere cibo con le mani e portarselo alla bocca; l'immagine cambiò ancora e le mostrò cavalieri in armature lucenti lordate da pesanti schizzi di sangue, campi sterminati di morti, una giovane donna sul rogo. Poi di nuovo nobili che passeggiavano per i loro palazzi, abbigliati riccamente e dalle buffe acconciature, attorniati da schiere di giovani artisti che facevano a gara per ottenere i favori del proprio mecenate.
E poi di nuovo acqua e navi che solcavano il mare alla ricerca di una striscia di terra, di una speranza, di un sogno. L'incontro con gli indigeni del luogo, impauriti e prostrati. Lo scambio di doni, oro da una parte, perline colorate dall'altra.
Buio.
Claudia sussultò. Era assurdo ciò che le stava accadendo. Stava vivendo in velocità la storia del mondo.
Tornò la luce.
Gli indigeni venivano massacrati da soldati in armatura, grandi quantità di oro veniva rubato e imbarcato su navi dirette in Europa, interi popoli pativano sofferenza. Missionari in abiti poverissimi si sforzavano di portare un po' di conforto ai sopravvissuti.
Poi i missionari mutarono la loro forma in quella di ricchi cardinali che litigavano animatamente fra loro. Vide la Chiesa Cattolica fare la guerra a se stessa e scindersi nei movimenti religiosi protestanti; vide massacri e la guerra civile tra persone che ora differivano solo per la religione. E fiamme, fuoco e ancora fiamme che ardevano distruttive quanto le lame e i cannoni.
Ben presto rimase solo il fuoco ad ardere, tutt'intorno a Claudia, e immagini di persone con le fiamme, dentro le fiamme. Donne bruciate sul rogo; uomini bruciati sul rogo; gatti neri bruciati con loro.
 E ancora guerre, infinitamente guerre, eserciti schierati con le armature lucenti e il moschetto tra le mani. Quantità di morti sul terreno.
Comandanti nelle retrovie a dare ordini ai propri eserciti.
Ufficiali che ben presto mutarono i loro abiti in abiti sfarzosi, con parrucche imbiancate dalla cipria, che tendevano un orecchio ad artisti che suonavano il clavicembalo e l'altro ai pettegolezzi di corte; letterati che conversavano di opere appena scritte; cittadini stolti e superstiziosi, che spaventati dalle dicerie sui vampiri, compivano atti vandalici contro cadaveri sepolti; editti reali che aborrivano e condannavano tali pratiche.
E poi cittadini poveri, sempre più poveri, la cui fame li fece marciare su  Versailles, scatenando la Rivoluzione.
Caddero teste e ci fu terrore, fanatico terrore.
Le immagini  mutarono ancora, e Claudia vide Napoleone, impegnato nelle prime, gloriose campagne militari, diventare  poi imperatore; vide L' Europa tremare di fronte al suo potere e fare il possibile per sconfiggere. Lo vide annaspare in terra di Russia e morire nella spartana camera del suo alloggio a Sant'Elena.
Poi Restaurazione... 
Improvvisamente le immagini accelerarono di colpo la loro apparizione.
Melodrammi musicali,
Colonialismo,
Schiavitù,
moti rivoluzionari,
guerre e voglia di indipendenza,
vittoria degli oppressi,
morte di tante vite giovani,
Imperatore d'Austria assassinato,
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Trincee fredde e umide,
Migliaia di morti,
resa e discussione delle condizioni,
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depressione grande depressione,
morti di fame e suicidi,
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guerre di energia,
vento,
caldo,
freddo,
buio.
Buio... buio.
Claudia cercò disperatamente di svegliarsi. Prese tutta la sua forza di volontà e si sforzò di aprire gli occhi e di tornare alla vita reale.
Gli occhi si aprirono.
Era ancora nella vasca. Si guardò intorno. Era all'aperto. Il cielo azzurro era sferzato da raggi di sole rossi.
Fece forza sulle braccia e uscì dalla vasca.
Sentì della sabbia sotto i piedi.
Aveva i piedi scalzi.
Attorno a lei il nulla.
Sentì freddo.
Il sole rosso non scaldava abbastanza, anzi le pareva molto più freddo della luna di notte.
Fece un passo in avanti.
Poi, si lasciò cadere sulla sabbia.
Nulla c'era all'orizzonte. 

FINE

1 commento:

  1. Una breve spiegazione: questo raccontino è stato scritto l'anno scorso per un concorso di racconti fantastici chiamato Trofeo Rill.
    Mi è piaciuto molto dargli forma e vita, sia per l'idea centrale del viaggio nel tempo sia per il tentativo (finora unico, per quanto riguarda me)di velocizzare la narrazione utilizzando frasi sempre più brevi e alla fine addirittura parole singole.
    Spero vi piaccia! fatemi sapere cosa ne pensate!!

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