giovedì 28 marzo 2013

Web Stories ∞ Desiderio inconfessabile

La web story di oggi ce la regala Romina Tamerici del blog omonimo, per il tema #Frammenti.

Accade per caso. Quando meno te lo aspetti. Tutto nella tua vita è perfetto: un marito che ti rispetta, dei figli che ti somigliano e crescono sani, un lavoro che ami, un corpo che si fa notare, una buona reputazione e un’innata propensione ad aiutare gli altri che ti rende sempre ben voluta da tutti.
Sì, sei una di quelle donne che tutti guardano e pensano: «Hey, lei sì che è una vincente nella vita».
E un po’ lo pensi anche tu, di nascosto, per modestia e per non attirarti l’invidiosa sfortuna addosso.

Poi però succede qualcosa. Un minuscolo dettaglio. Basta davvero poco e improvvisamente la gabbia dorata in cui avevi vissuto fino a pochi secondi prima ti sembra stringerti in una morsa. Soffochi. È come venire al mondo per la seconda volta e cercare a fatica la forza di un primo respiro che tarda a venire.
Ciò che hai sempre negato a te stessa, ciò che hai nascosto anche ai tuoi più tristi pensieri ti si palesa davanti: non sei mai stata davvero felice.
Tuo marito tarda sempre più spesso a tornare dal lavoro. False riunioni te lo restituiscono con profumi di donna addosso e con quello sguardo che non ti sfiora più come un tempo.
I figli hanno dimenticato che sei madre e non serva e con il giungere dell’adolescenza pretendono più diritti dei doveri che mai avranno il coraggio di assumersi. Pian piano si distaccano da te e il tuo senso di abbandono piange un ventre che si fa sempre più vuoto.
Il lavoro non ti dà più soddisfazioni come un tempo, ti senti inutile anche lì, ormai.
Le tue colleghe più giovani o più disinibite, invece, fanno carriera con una gonna corta che tu senti ormai di non poterti più permettere, dopo che qualche dispettosa ruga ha solcato il tuo viso, rivelandoti che, se ti vesti da ragazzina, alla tua età sei solo patetica.
 La buona reputazione che credi di avere è un buonismo rassegnato di chi si è accorto prima di te che la tua vita fa schifo, ma non te lo vuole dire e allora recita una parte, sparlandoti alle spalle con ira, accidia, invidia e almeno un altro paio di vizzi capitali.
Il bene che fai per gli altri ti ritorna indietro solo come odio e risentimento, con accuse di becere macchinazioni che ti dipingono solo come un’opportunista.

Caduta una carta, crolla il castello.
Ti ritrovi senza certezze, se non quella di aver sbagliato tutto, di essere una fallita.
Mentre ti pettini, guardi la tua immagine riflessa nello specchio e ti odi, ti odi come non hai mai odiato nessun altro essere vivente. Non ti riconosci più, non ti senti quella figura nello specchio e la odi, la odi perché si ostina a essere te, mentre tu vorresti liberartene ed essere diversa.
Presa dalla rabbia, lanci la spazzola contro lo specchio. Un gesto stupido, da ragazzina, però ti fa sentire meglio, anche se il vetro va in pezzi e ti tocca pulirlo pensando alla tua stupidità. La tua immagine riflessa orrendamente in ogni piccolo frammento di specchio ti guarda con un ghigno non tuo. E mentre raccogli i pezzi, cerchi di raccattare anche i pezzi di te, ma sei troppo in frantumi.

Un pensiero insano ti riempie la mente. È inconfessabile quel desiderio di sentire un frammento insinuarsi nella carne e liberare il rosso nettare di vita. Tu non sei il tipo e lo sai. In una piccola parte di te, ti senti ancora una che ha vinto nella vita e non sai rassegarti alla sconfitta.
Raccogli i pezzi di specchio e li getti via. Poi però ne prendi uno e te lo rigiri per un po’ tra le dita. E istintivamente provi anche a passarlo sulla pelle, solo per vedere l’effetto che fa, per provare a sentire la sensazione che ti darebbe avere in mano di nuovo le sorti della tua vita, anche solo per porle fine.
Scoppi a piangere al pensiero dei tuoi pensieri. Ti disperi perché capisci che il tuo più grande desiderio è quello di sentire il sangue scorrere via da te, ma non vuoi ammetterlo. Sorridi da sola, mentre getti nella spazzatura l’ultimo frammento di specchio, come se quel pensiero fuggevole non fosse stato realmente tuo. Finisci di pulire per terra, inventi mentalmente una scusa credibile per giustificare lo specchio rotto e ritorni a fare la tua parte nel gioco che ti ha assegnato la vita: moglie, madre, lavoratrice, donna piacente, stimata e attenta agli altri. La consapevolezza del fallimento però ora è palese. E nei momenti di sconforto non ci saranno più illuse menzogne a farti compagnia, ma solo il ricordo di un’assassina carezza di vetro che, nonostante tutto, continuerai a desiderare.

***
L'Autrice si presenta
Biografia: Romina Tamerici, studentessa universitaria, scrittrice, blogger e non solo. Autrice di "Voliamo Insieme con la Fantasia" e "La mia amica Clorinda". Curriculum e bibliografia completa sono disponibili sul suo blog: http://tamerici-romina.blogspot.it/.

7 commenti:

  1. Bella l'immagine di "un'assassina carezza di vetro"!

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  2. Non la definirei una "bella" immagine. Anzi, è davvero brutta! Sei riuscita perfettamente a mostrare l'angoscia di questa donna che non si riconosce più. Brava!

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    1. Sono sicura che non hanno usato il termine "bella" nel senso di "piacevole"...
      Lieta di essere riuscita nell'intento di trasmettere l'angoscia della protagonista! Grazie.

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  3. Complimenti! Quoto chi ha commentato prima di me, è un racconto che trasmette bene le emozioni della protagonista. Brava :)

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