giovedì 27 giugno 2013

Web Stories ∞ Frammenti di memoria

Una nuova #WebStory per il tema #Frammenti
Frammenti // di // memoria

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L'altalena nel prato della casa dei miei.
Volo! Voglio toccare il cielo con i piedi.

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Tokyo. Lovey❤Dovey Hotel. Stanza 1666.
Sangue. Schizzi di sangue sulle pareti. Sul pavimento.
Lenzuola macchiate di sangue.

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Aprile. Cerimonia d'apertura dell'anno scolastico. Nuova scuola.
Non conosco nessuno. I miei amici sono andati in una scuola pubblica.
Unica della mia scuola media ad aver superato l'esame d'ammissione per questa prestigiosa scuola privata.
Il nonno ha insistito. Io volevo andare alla scuola pubblica con i miei amici.
Non conosco nessuno. Non sono brava a fare amicizia.

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Katana. A lama doppia. Metallo intriso di sangue. Sangue gocciola sui miei vestiti.
Sono io a impugnare la katana. Le mie mani sono ferme intorno all'elsa dell'arma.
Ho appena ucciso un uomo. Ma le mie mani non tremano nemmeno.

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Finale del torneo di kendo del mio distretto. Vittoria per il club della nostra scuola.
Andremo al torneo regionale. Puntiamo al torneo nazionale.

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Non ha nemmeno avuto il tempo di accorgersene. Giace lì, in una posa innaturale, la gola squarciata dalla lama della mia katana, con la sua amante che trema e mugula come una bambina, nuda, accanto. Si stringe il lenzuolo al petto.
"Non uccidermi!"

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“Rialzati!"
"Ma... nonno... mi tremano le gambe..."
"Non abbiamo ancora terminato l'addestramento! Rialzati!"

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Un politico. Una spina nel fianco del nonno. Il nonno mi ha adottata per questo. Mi ha addestrata per questo.

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"Una macchina per uccidere non ha sentimenti. Hai capito?"
Mamma giace morta ai miei piedi. Il nonno l'ha uccisa.
Vorrei piangere. Ma ingoio le lacrime. Una macchina per uccidere non ha sentimenti.

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Sollevo di nuovo la katana. Calo la lama in un fendente impeccabile. Lei grida quando il metallo le strazia le carni.

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"Tu sei un'ombra. Non esisti. Ti muovi nel buio, senza fare rumore. Senza lasciare traccia del tuo passaggio."
"Mi fanno male tutti i muscoli, nonno."
"Non m'interessa! Ripeterai l'esercizio finché non sarai in grado di passare attraverso il reticolato senza far suonare i campanelli!"

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Sguscio via silenziosamente, così come sono arrivata.
Ho fatto il mio dovere.

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